Come calcolare il valore del proprio capitale umano?

Il concetto di capitale umano è stato sviluppato negli anni Sessanta, precisamente nel 1961 dal premio Nobel per l’Economia Theodore Schultz che lo considerava la caratteristica più distintiva del moderno sistema economico.

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Ma cos’è il capitale umano e che relazione ha con il valore che può esprimere un’azienda?

Il concetto di capitale umano spazia tra economia, psicologia e risorse umane, ed è “l’insieme delle conoscenze, delle competenze, delle abilità e degli ‘altri’ (cioè delle dimensioni psicologiche) di un individuo.”

E’ l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), negli anni novanta, ad elaborare una definizione più approfondita del concetto di capitale umano: “il Capitale Umano è costituito dalle conoscenze, abilità, competenze e altri attributi degli individui che facilitano la creazione di benessere personale, sociale ed economico”.

Questa teoria afferma, inoltre, che è la persona e il proprio bagaglio di conoscenze ad essere una risorsa importante tanto quanto il capitale finanziario. 

Quindi, il capitale umano è un vero e proprio asset che esprime il maggior valore proprio in tempi di crisi.

Ecco che con questa definizione viene data al lavoratore una diversa dignità nel sistema azienda. Significa che la persona diventa un tassello fondante della vera differenza che l’azienda può esprimere sul mercato.

“Le persone e, conseguentemente, il capitale umano sono una forma di risorsa (che deve essere attratta, sviluppata, mantenuta e monitorata) tanto importante quanto il capitale finanziario, è una consapevolezza che dovrebbero acquisire tutte le aziende per poter fare la differenza in un ambiente competitivo”, riporta ODDO BHF AM.

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La questione non è più se sia opportuno investire sul capitale umano, ma dovrebbe essere: quanto è giusto investire nel capitale umano?

Il collaboratore non è più un costo, ma una forma di investimento che ha un suo bagaglio di conoscenza e buona parte del suo vero potenziale è ancora da esprime se viene stimolato nel modo corretto.

Spesso sento dire che investire su un collaboratore è rischioso perchè in qualunque momento potrebbe essere attratto da nuove opportunità e andare via.

Se da una parte è giusto accettare un naturale turnover è anche vero che i collaboratori migliori tendono ad andare via se l’ambiente lavorativo è poco stimolante e se non vedono reali opportunità di crescita nel futuro.

Un bravo imprenditore, contestualmente alla formazione dei suoi collaboratori, deve scaricare a terra il know how per fare in modo che l’investimento fatto sulle risorse umane venga protetto e messo a fattor comune. In questo modo qualunque forma di investimento sul capitale umano apporta valore e resta in azienda.

Detto questo, resta il fatto che il capitale umano, proprio come il capitale fisico, ha un suo rendimento perché fornisce al lavoratore che lo detiene una retribuzione maggiore. 

Gli economisti calcolano questo rendimento a partire dalle retribuzioni: chi ha un alto livello di istruzione percepisce uno stipendio maggiore, ciò è considerato una prova di come il mercato valuta il suo capitale umano.
Si calcola che nei paesi più sviluppati acquisire almeno un anno in più di istruzione aumenta le retribuzioni di quasi il 10%.

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Ma quanto vale il capitale umano? Esistono studi che ci aiutano a comprenderlo.

L’Istat ha calcolato che il valore medio di ogni lavoratore sia 342mila euro.
Valore che viene calcolato incrociando diversi fattori come il percorso di studio e formazione, il tipo di lavoro e le prospettive di carriera e ovviamente, l’aspettativa di vita.

Si tratta di una media che viene ricavata da un differenziale fra il valore medio attribuito agli uomini che è quasi doppio rispetto al valore attribuito alle donne

Il capitale umano è divenuto talmente rilevante a tutela del know how, che alcune compagnie di assicurazione hanno sviluppato polizze specifiche, per proteggere azienda e collaboratori.

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Che valore assume il capitale umano in tempo di crisi?

L’indagine di ODDO BHF AM condotta durante il primo semestre del 2020 conferma che il capitale umano ha un ruolo da protagonista. Il periodo preso in esame è stato fortemente condizionato dalla pandemia e fermo restando andamenti medi negativi ha evidenziato forti differenze fra le 700 aziende prese in esame.

Infatti, le più sensibili al tema del capitale umano hanno registrato performance non così negative (-5,1%) come quelle del benchmark di riferimento (il DJ Stoxx Europe 600, -10,7%) e di quelle meno accorte (-13%). Questi risultati sono molto simili a una precedente ricerca, fatta in un precedente periodo di crisi, poiché riferito alla Grande Recessione del 2008 “in cui il livello di investimenti nel capitale umano si correlava positivamente alla resilienza delle aziende. 

Fra tutti gli asset immateriali che assumono rilevanza in tempo di crisi, la variabile che fa la differenza è proprio il capitale umano. Non stupisce quindi che le aziende che investono e gestiscono al meglio il proprio capitale umano, in mezzo alle turbolenze economiche, superano con maggior disinvoltura i loro omologhi in riferimento alla performance finanziaria. 

Il nostro ruolo, come Fattoria dei Talenti, è supportare gli imprenditori e le imprese proprio nella valorizzazione del capitale umano. A inizio pandemia, abbiamo deciso di digitalizzare buona parte del nostro know how e l’intero modello di governance e renderlo disponibile in una piattaforma digitale che abbiamo chiamato Manuagere.

Il Sistema Manuagere è stato pensato, progettato e realizzato per consentire ai nostri clienti di gestire il business in autonomia direttamente dal proprio smartphone.

Il tutto utilizzando il potenziale derivante dalla teoria dei giochi della enterprise gamification.

Il fine è presto dichiarato: incrementare produttività e qualità dei risultati. 

Contattami per iniziare insieme a disegnare il tuo progetto. 

Ugo D’Alberto

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